Rivalutazione tagliata oltre 2.100 euro mensili
Per contrastare gli effetti negativi dell’inflazione la manovra 2023 modifica la metodologia di rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici. Per il biennio 2023-2024, l’adeguamento all’inflazione non avviene a fasce ma in funzione dello scaglione in cui l’importo della pensione si colloca. Nel 2023, per importi di pensione complessivamente pari o inferiori a 4 volte il trattamento minimo, la rivalutazione verrà attribuita in misura piena, cioè il 7,30% secondo il dm 10 novembre 2022. Per importi superiori a 2.101,52 euro l’adeguamento all’inflazione si ridurrà via via dall’80 al 35% della stessa. In ogni caso, per le rendite di importo appena superiori ai citati limiti e inferiori ai limiti stessi aumentati della rivalutazione automatica, è prevista una clausola di salvaguardia che garantisce un innalzamento fino al limite maggiore. Inoltre, viene introdotto un incremento eccezionale per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo Inps. La norma stabilisce, in via transitoria, un incremento di 1,5 punti percentuali per il 2023 e di 2,7 punti per il 2024. L’incremento dovrebbe applicarsi sul valore della pensione già adeguata, considerando quindi l’aumento provvisorio al 7,30% che sarà erogato da gennaio 2023.