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Trust interni in cerca di equilibrio: decisivi i poteri rimasti al disponente

Si susseguono le pronunce delle Entrate – l’ultima è la risposta 267/2023 – che qualificano come interposti trust che, secondo i più qualificati interpreti, tali non sono. Per l’Agenzia delle Entrate affinché si possa affermare che perché un trust non sia interposto il disponente deve perdere ogni interesse nel patrimonio trasferito al trustee. Non deve trarne alcun beneficio, non deve avere mantenuto alcuna influenza diretta o indiretta sullo stesso, non deve poter neanche intervenire sull’eventuale modifica o integrazione dei beneficiari. Si tratta, tuttavia, di una posizione interpretativa irragionevole, senza alcun fondamento nel diritto interno e contraria non solo al diritto dei trust e alle migliore prassi internazionale, ma anche alla stessa Convenzione dell’Aia, la quale prevede che ‘il fatto che il costituente conservi alcune prerogative o che il trustee stesso possiede alcuni diritti in qualità di beneficiario non è necessariamente incompatibile con l’esistenza di un trust’. Un trust è perfettamente valido e non interposto in moltissimi dei casi disconosciuti dalle Entrate. 


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