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Ecco i cinque punti del contendere del decreto dignità

La stretta sui contratti a termine costituisce lo scontro principale tra Governo e Confindustria. La loro durata massima scende da 36 a 24 mesi e il numero massimo di rinnovi passa da 5 a 4. Tornano le causali dopo i primi 12 mesi. E ad ogni rinnovo l’azienda dovrà pagare un contributo aggiuntivo dello 0,5% che si cumula con quello all’1,4% già previsto per finanziare la Naspi. Le nuove regole trovano applicazione per i contratti a termine firmati da sabato scorso, ma riguardano anche i rinnovi e le proroghe dei contratti in corso. Il rischio è che questi rapporti di lavoro non vengano rinnovati o prorogati proprio per evitare la stretta del decreto. Incombe il rischio-ricorsi per le regole cambiate in corsa. Altro nodo è quello dei voucher. Il M5S ha aperto al loro utilizzo solo per studenti, disoccupati e pensionati. La Lega preme per un allargamento più robusto. Sul divieto di pubblicità per giochi e scommesse il decreto prevede che la misura non si applica per i contratti in essere ma anche che i nuovi contratti decadranno dopo un anno dall’entrata in vigore del divieto. La tagliola sembra a rischio di incostituzionalità. Sui provvedimenti tesi a frenare le delocalizzazioni all’estero gli industriali temono il rischio di allontanamento degli investitori.


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