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Bancarotta, l’inabilitazione non può essere fissa a 10 anni

Con la sentenza n. 222 la Corte costituzionale boccia l’applicazione delle sanzioni accessorie senza discrezionalità. La conseguenza è che i giudici avranno maggior spazio nella determinazione delle sanzioni accessorie in caso di condanna per bancarotta. La Consulta ha emesso la pronuncia su una questione sollevata dalla Corte di cassazione nell’ambito di un ricorso presentato, tra gli altri, da Cesare Geronzi e Matteo Arpe, in un filone del crac Parmalat riguardante la compravendita delle acque siciliane Ciappazzi. In appello erano stati condannati per bancarotta fraudolenta rispettivamente a 4 anni e mezzo e a 3 anni e mezzo. Diretta conseguenza della condanna erano stati i 10 anni di inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e di incapacità a esercitare gli uffici direttivi presso ogni impresa. Dieci anni decisamente troppi secondo i giudici delle leggi. (Ved. anche Italia Oggi: ‘Bancarotta senza sanzioni fisse’ – pag. 42)


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