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Decreto Ristori: cancellazione della seconda rata Imu



Gli operatori economici penalizzati dal Dpcm del 24 ottobre 2020 che ha disposto chiusure totali o parziali come misure di contrasto all’emergenza epidemiologica in corso, potranno avvalersi dell’esenzione dal pagamento della seconda rata Imu 2020 in scadenza il prossimo 16 dicembre. L’abolizione interessa le attività economiche contraddistinte dai codici ATECO individuati nella tabella allegata al decreto legge n. 137 del 28 ottobre 2020 con il quale l’Esecutivo ha disposto provvedimenti di sostegno alle imprese e all’economia, disposizioni in materia di lavoro e misure in materia di salute, sicurezza e giustizia.

L’agevolazione è riservata agli immobili e alle relative pertinenze in cui si esercitano le numerose e variegate attività economiche presenti nella tabella indicata, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori dell’esercizio.

In materia di esenzione Imu il decreto Ristori non ha abrogato l’articolo 78 del decreto ‘Agosto’ (decreto legge n. 104 del 14 agosto 2020 convertito nella legge n. 126 del 13 ottobre 2020) che per la cancellazione dell’imposta municipale unica nei settori del turismo e dello spettacolo non richiede la corrispondenza tra proprietario dell’immobile e gestore dell’attività d’impresa. Pertanto, per le fattispecie individuate dal decreto ‘Agosto’ l’esonero dal versamento dell’Imu si applica indipendemente dal fatto che le attività siano comprese nella tabella allegata al decreto Ristori. Questo, nonostante il nuovo decreto preveda la coincidenza di proprietario del locale e gestore dell’attività. Semplificando è possibile affermare che l’articolo 9 del decreto Ristori aggiorna l’elenco degli esoneri disposto dall’articolo 78 del decreto ‘Agosto’ includendo gli operatori penalizzati dall’ultimo Dpcm. Dunque, l’esimente della non coincidenza tra proprietario e gestore disciplinata dal decreto Agosto resta valida.

Volendo fare un excursus, a disporre l’esenzione dall’acconto Imu è stato il decreto legge n. 34/2020, ossia il decreto Rilancio, in merito agli immobili adibiti a stabilimenti balneari e termali, ad alberghi e pensioni, ad agriturismi, villaggi turistici, bed & breakfast, residence, campeggi, rifugi di montagna, immobili di imprese esercenti attività di allestimenti di strutture espositive per manifestazioni o eventi fieristici. Il decreto ‘Agosto’ ha successivamente esteso l’esenzione al saldo Imu per alberghi, agriturismi, residence, campeggi, villaggi turistici, bed & breakfast, cinema, teatri e discoteche. Sempre tutto a condizione che proprietari e gestori coincidano.Tale immedesimazione però non vale per gli stabilimenti balneari marittimi, lacuali, fluviali e termali e per i fabbricati utilizzati dalle imprese fieristiche, per i quali conta solo la concreta destinazione d’uso. Di norma, infatti, è proprio quest’ultima a valere, ma questa regola non trova applicazione per alberghi e pensioni che sono esenti solo se accatastati come D2; teatri, cinema e sale da concerto devono invece essere accatastati come D3; gli immobili di imprese attive nel settore fieristico sono tenuti, per essere esenti, a rientrare nella categoria D.

La coincidenza tra gestori e proprietà può penalizzare alcuni settori. A denunciarlo è il comparto alberghiero dove spesso la proprietà e la gestione sono affidate a società diverse facenti capo alla stessa capogruppo. Volendo fare un altro esempio pensiamo al proprietario di una discoteca che è tuttavia gestita da una società di capitali posseduta interamente dal primo. In questi casi l’esenzione da Imu non trova applicazione.
Confedilizia più volte ha espresso le proprie perplessità su come il Governo ha affrontato il tema della cancellazione del saldo Imu di dicembre evidenziando che la crisi in atto non colpisce solo i gestori ma anche i proprietari dei locali a cui non vengono pagati i canoni.

In ogni caso ammonta a 5,2 milioni di euro la ‘dote’ prevista dal decreto Ristori messa a disposizione delle Amministrazioni locali a titolo di rimborso per la cancellazione della seconda rata Imu. La quota che il Governo restituirà ai sindaci sale a 101,6 milioni di euro come, parimenti cresce dal 19,3 a 19,7 milioni la quota di Imu statale a cui l’Erario rinuncerà determinando nel complesso una perdita di gettito pari a 121,3 milioni.

a cura di Ugo Cacaci