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Manovra 2022: incentivi ‘Transizione 4.0’, credito d’imposta R&S, Nuova Sabatini, supporto all’internazionalizzazione, Fondo di Garanzia PMI, Garanzia SACE, Fondo Gasparrini, aggregazioni d’impresa



11 novembre 2021 – Ore 19:00
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Lo scorso 28 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge recante il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e il bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024.

La manovra per il prossimo anno segue le coordinate della Nota di aggiustamento al Def votata ad una politica di bilancio espansiva per sostenere la crescita economica e l’uscita dalla grave crisi determinata dalla pandemia. Interviene per dare una spinta alla competitività del sistema Paese senza tralasciare misure solidaristiche nei confronti dei più bisognosi, anche al fine di preservare la pace sociale in un momento così delicato di ripartenza economica ma ancora condizionato dal Covid-19.

Ci siamo già occupati degli aspetti fiscali contenuti nella bozza della legge di Bilancio 2022 che, tuttavia, nel corso del suo iter parlamentare potrà cambiare, anche se non di molto. Qui, dedicheremo la nostra attenzione alle misure per la crescita e per il sostegno alle imprese e per l’accesso al credito e la liquidità.

L’ articolo 9 proroga, fino al 2025, gli incentivi del Piano ‘Transizione 4.0’ e il credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo. Viene prevista la rimodulazione degli incentivi in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività innovative. I successivi articoli trattano il rifinanziamento della ‘Nuova Sabatini’ e il Fondo di Garanzia Pmi del Mise a favore delle imprese e dei professionisti che faticano ad accedere al credito bancario. Previste, inoltre, misure in materia di garanzie a sostegno della liquidità delle imprese. Garanzia Green e proroga dell’operatività straordinaria del Fondo Gasparrini.

La bozza della manovra 2022 contiene una proroga triennale di ‘Transizione 4.0’ per gli investimenti in beni strumentali materiali ed immateriali ma con una sensibile riduzione delle aliquote. Dal 1°gennaio 2023 il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali materiali 4.0 viene dimezzato rispetto al bonus concesso nel 2022 ma prorogato fino al 2025. Non sono stati confermati, invece, gli incentivi per i beni materiali ed immateriali non 4.0.

Dal 1°gennaio 2023 e fino al 31 dicembre 2025, ovvero entro il 30 giugno 2026, a patto che entro il 31 dicembre 2025 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento pari ad almeno il 20% del costo totale, le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi indicati nell’allegato A della legge n. 232/2016 hanno diritto ad un credito d’imposta del 20% del costo per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro; tale percentuale scende al 10% per gli investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro. L’aliquota scende ulteriormente al 5% per gli investimenti superiori a 10 milioni di euro e fino al tetto massimo di costi ammissibili pari a 20 milioni di euro.

Dal 16 novembre 2020 e fino al 31 dicembre 2023, ovvero entro il 30 giugno 2024, a patto che entro la data del 31 dicembre 2023 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento pari ad almeno il 20% del costo totale, le imprese che effettuano investimenti aventi ad oggetto beni compresi nell’allegato B della legge n. 232/2016 hanno diritto ad un credito d’imposta del 20% del costo, nel limite massimo annuale di costi ammissibili pari a 1 milione di euro. Sono agevolabili anche le spese per servizi sostenute in relazione all’utilizzo dei beni di cui al predetto allegato B mediante soluzioni di cloud computing.

Dal 1°gennaio al 31 dicembre 2024, ovvero entro il 30 giugno 2025, a patto che entro il 31 dicembre 2024 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di un acconto pari al 20% del costo totale, le imprese che effettuano investimenti aventi ad oggetto beni compresi nell’allegato B della legge n. 232/2016 hanno diritto ad un credito d’imposta del 15% del costo, nel limite massimo di costi ammissibili pari a 1 milione di euro. Sono agevolabili anche le spese per servizi sostenute in relazione all’utilizzo dei beni di cui al predetto allegato B mediante soluzioni di cloud computing.

Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025, ovvero entro il 30 giugno 2026, a patto che entro il 31 dicembre 2025 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di un acconto nella misura di almeno il 20% del costo totale, le imprese che effettuano investimenti aventi ad oggetto beni compresi nell’allegato B annesso alla legge n. 232/2016 hanno diritto ad un credito d’imposta del 10% del costo, nel limite massimo di costi ammissibili pari a 1 milione di euro. Sono agevolabili anche le spese per servizi sostenute in relazione all’utilizzo dei beni di cui al predetto allegato B mediante soluzioni di cloud computing.

Il credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo viene prorogato per 10 anni, ovvero fino alla fine del 2031, ma con una rimodulazione al ribasso delle aliquote. Viene, infatti, riconosciuto in misura pari al 20% dei costi, con un tetto massimo di 4 milioni di euro, fino al 31 dicembre 2022. Dal 2023 e fino al 31 dicembre 2031 la percentuale scenderà al 10%, nel limite massimo annuale di 5 milioni di euro.
La manovra prevede un tax credit per attività d’innovazione tecnologica, design e ideazione estetica che sarà riconosciuto fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2023 nella misura del 10%, fino ad un massimo di 2 milioni di euro. L’aliquota scenderà al 5% dal periodo d’imposta successivo e fino al 31 dicembre 2025, sempre nel limite massimo di 2 milioni di euro.
Il credito d’imposta per progetti di transizione ecologica e d’innovazione digitale 4.0, fino al 2022 beneficia dell’aliquota del 15% con un limite massimo di 2 milioni che scende al 10% nel 2023 con un limite massimo di 4 milioni. Nel 2024 e 2025 l’aliquota sarà del 5%, con un limite massimo annuale di 4 milioni di euro.

Al fine di assicurare continuità alle misure di sostegno agli investimenti produttivi delle micro, piccole e medie imprese l’articolo 10 rifinanzia la ‘Nuova Sabatini’ con 180 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026. I nuovi fondi si aggiungono ai 370 milioni stanziati dalla legge di Bilancio 2021 e ai 425 milioni del decreto legge Sostegni-bis. La Nuova Sabatini è una legge importante perché concede incentivi alle PMI per rinnovare macchinari e attrezzature ossia beni strumentali per i processi produttivi.

Come riportato nell’articolo ‘Sabatini, tetto alla rata unica’ di oggi, giovedì 11 novembre, (Italia Oggi pag. 45) la Ragioneria generale dello Stato ha bollinato il ddl di Bilancio che ora è atteso al Senato. Bruno Pagamici evidenzia che la manovra penalizza la Nuova Sabatini prevedendo che ‘l’erogazione del contributo in un’unica soluzione venga applicata solo in caso di finanziamento non superiore a 200 mila euro, anziché a tutte le domande presentate dalle imprese a prescindere dall’importo finanziato dalle banche’. Di fatto si tratta di un ritorno al passato. Il contributo Sabatini, per importi superiori a 200 mila euro, sarà erogato dal Mise in più quote a differenza di quanto avviene secondo la normativa oggi in vigore la quale prevede che, indipendentemente dall’importo del finanziamento deliberato, il contributo venga erogato in un’unica soluzione.

L’articolo 11 prevede anche il rifinanziamento del Fondo 394, gestito da SIMEST, per l’internazionalizzazione delle imprese italiane che può contare anche sul sostegno del PNRR. La dotazione del fondo rotativo è incrementata di 1,5 miliardi per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026. Il ‘Fondo per la promozione integrata’ istituito dal decreto legge ‘Cura Italia’ viene incrementato di 150 milioni di euro annui per la concessione di cofinanziamenti a fondo perduto fino al 50% dei finanziamenti concessi ai sensi dell’art. 2, primo comma, del decreto legge 28 maggio 1981 n. 251, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 1981 n. 394. I nuovi aiuti a fondo perduto interessano il periodo 2022-2026 e ammontano complessivamente a 750 milioni di euro. Prevista anche l’unificazione e stabilizzazione dei fondi ICE.

Con una dote complessiva di 3 miliardi di euro (fino al 2027) al Fondo di Garanzia PMI, l’Esecutivo vuole assicurare nuova liquidità alle imprese che necessitano di credito ed intende farlo anche attraverso procedure di accesso semplificate.
Il fondo di Garanzia PMI viene prorogato al 30 giugno 2022 ma con una serie di modifiche che riducono e rimodulano le garanzie. Innanzitutto viene chiarito che a fine anno termineranno le moratorie. La garanzia, poi, è concessa a titolo gratuito ma a partire dal 1°aprile 2022 sarà necessario corrispondere una commissione da versare al fondo. La manovra interviene sull’articolo 13 del decreto liquidità e per le misure pubbliche di sostegno al credito prevede il debutto della ‘phasing out’ ossia della graduale uscita dalle misure straordinarie di garanzia pubblica. Uscita che avverrà per fasi. Fino al 30 giugno 2022 saranno prorogate le garanzie pubbliche sui finanziamenti esistenti, ma scendono dal 90% all’80% le garanzie per i prestiti fino a 30 mila euro. Per i finanziamenti di importo superiore a 30 mila euro, la garanzia resterà all’80% se si tratta di finanziamenti finalizzati ad investimenti, mentre si ridurrà al 60% per quelli legati alla liquidità.

Vengono prorogate, ma fino al 30 giugno 2022, le garanzie di SACE Spa per le imprese di maggiori dimensioni e per le piccole e medie imprese che hanno esaurito il plafond maggiorato di 5 milioni di euro di operazioni con il Fondo di Garanzia per le PMI. Dal prossimo 1°luglio, dunque, decadono i prestiti agevolati ma resta fino al 31 dicembre 2022 la possibilità di chiedere i finanziamenti SACE fino a 5 milioni di euro.

L’articolo 16 della bozza è dedicato alla proroga dell’operatività straordinaria del Fondo Gasparrini. Prevede l’estensione, fino al 31 dicembre 2022, della sospensione del mutuo ‘prima casa’ per lavoratori autonomi, liberi professionisti, imprenditori individuali che chiedono l’assistenza del Fondo Gasparrini.
Per accedervi è necessario che in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020 e precedente la domanda abbiano registrato un calo del proprio fatturato superiore al 33% rispetto a quello dell’ultimo trimestre 2019, in conseguenza dei lockdown e delle restrizioni alle attività decise come misura di contrasto all’epidemia da Covid-19. Di fatto è una proroga di una misura nata nel corso della pandemia per consentire a queste categorie di lavoratori, fortemente provati dalla crisi economica scaturita dal Covid-19, di chiedere la sospensione del mutuo prima casa.

I soggetti aderenti possono beneficiare del sostegno del Fondo per mutui fino a 400 mila euro e possono richiedere la sospensione del pagamento delle rate anche di mutui già ammessi al Fondo per i quali sia ripreso il regolare ammortamento delle rate. La sospensione del pagamento delle rate interessa anche i mutui che fruiscono della garanzia del Fondo Prima casa.

Agli incentivi per le aggregazioni tra imprese viene dedicato l’articolo 17 che modifica la legge di Bilancio 2021 apportando nuovi limiti massimi.
Il Governo proroga, fino al 30 giugno 2022, la possibilità di trasformare le imposte differite (Deferred Tax Assets) in crediti d’imposta in caso di aggregazioni, con la medesima percentuale del passato ma con un tetto massimo per singola operazione. La rimodulazione degli incentivi si articola, infatti, attraverso l’introduzione di un limite a 500 milioni di euro. La manovra 2021 prevedeva un tetto massimo pari al 2% della somma delle attività dei soggetti partecipanti alla fusione.

Ugo Cacaci