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Decreto legge Aiuti: le misure per sostenere la liquidità delle imprese



07 maggio 2022 – Ore 11:30
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Lo scorso 2 maggio il Consiglio dei Ministri si è riunito a Palazzo Chigi per due appuntamenti distinti. Su proposta del presidente Mario Draghi e del ministro dell’Economia, Daniele Franco è stato approvato il decreto legge che contiene misure urgenti in materia di accise e Iva sui carburanti. Ci riferiamo al decreto legge 2 maggio 2022 n. 38, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 101 del 2 maggio 2022.

Il Consiglio dei Ministri ha tuttavia approvato anche un altro decreto legge che attende ancora la pubblicazione sulla G.U. Si tratta del provvedimento che introduce misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina.

Il forte incremento dei prezzi dei prodotti energetici ha indotto il Governo, lo scorso 22 marzo, ad intervenire per ridurre il prezzo di benzina e gasolio di 30,5 centesimi di euro al litro per 30 giorni. Il 21 aprile, con un decreto ministeriale dei ministri Franco e Cingolani, l’abbattimento delle accise e dell’Iva sui carburanti è stato prorogato fino al 2 maggio grazie all’utilizzo di una ‘quota parte’ dell’extra gettito Iva di marzo pari a quasi 330 milioni di euro. L’imminente scadenza del 2 maggio ha costretto il Governo a varare un provvedimento ad hoc al fine di impedire un ‘vuoto normativo’ con conseguenti e prevedibili disagi per le compagnie petrolifere ma soprattutto per gli automobilisti in occasione delle necessarie soste presso le stazioni di rifornimento.

Il perdurare degli effetti economici derivanti dall’incremento dei prezzi dei carburanti, ha convinto il Governo a prorogare fino all’8 luglio 2022 il taglio delle accise per ridurre il prezzo di benzina e gasolio. Questa volta si è aggiunto un taglio di 5,5 centesimi litro tra accise e Iva anche del gas naturale usato per autotrazione (Gpl).

Il secondo decreto legge varato lo scorso 2 maggio è sicuramente più articolato perché interviene su più materie come energia, imprese, lavoro, enti territoriali e accoglienza profughi. L’approvazione di questo provvedimento d’urgenza è stata complicata dall’astensione del Movimento 5 Stelle, contraria alla norma sul termovalorizzatore a Roma.

In questo articolo ci concentreremo sulle misure a favore delle imprese che prevedono sostegni per assicurare la produttività e gli investimenti. Lo scopo dei provvedimenti è far fronte alla crisi di liquidità. Per chiarezza possiamo distinguere tre tipologie di interventi.

Il primo guarda alle imprese che hanno subìto perdite di fatturato a causa della crisi in Ucraina derivanti dalla contrazione della domanda, dall’interruzione di contratti o di progetti in corso. Il Governo ha predisposto un fondo ad hoc con una dotazione di 200 milioni di euro per il 2022. Potranno accedervi le piccole e medie imprese che negli ultimi due anni hanno effettuato vendite di beni o servizi in Ucraina, Russia e Bielorussia pari ad almeno il 20% del fatturato aziendale complessivo. Le stesse dovranno dimostrare che nell’ultimo trimestre antecedente l’entrata in vigore del decreto Aiuti abbiano registrato un incremento del costo di acquisto medio di almeno il 30% rispetto alla media dello stesso periodo del 2019. Il fondo potrà sostenere anche le attività economiche che dimostrino le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e semilavorati nelle aree coinvolte dal conflitto. Dovranno in sostanza provare che i costi medi sono incrementati almeno del 30% rispetto all’ultimo trimestre antecedente l’entrata in vigore del decreto. Da ultimo viene chiesto di confermare che negli ultimi tre mesi si è registrata una contrazione del fatturato di almeno il 30% rispetto all’analogo periodo del 2019.

Come anticipato il decreto Aiuti interviene sul fronte della liquidità come strumento di sostegno delle attività produttivo. Ebbene, la novità principale è costituita dalla garanzia Sace a condizione di mercato per la quale la Società per azioni controllata da Cassa Depositi e Prestiti può contare su una potenza di fuoco fino a 200 miliardi di euro. È uno strumento più flessibile rispetto ai prestiti con garanzia Sace nell’ambito del Temporary framework ma anche più costoso. La sua caratteristica principale è che possono essere garantiti finanziamenti della durata di 20 anni, contro i 6 che salgono ad 8 ma con commissioni più elevate, delle garanzie previste dal Temporary framework. La possibilità per le imprese di accedere a garanzie sui prestiti a lungo termine è di fondamentale importanza in questo periodo, perché già molte risultano indebitate a causa delle ripercussioni economiche legate alla pandemia da Covid-19. La garanzia a condizioni di mercato permette di rinegoziare i prestiti ed allungare i periodi di ammortamento senza ricorrere a nuovi finanziamenti. La garanzia massima è del 70% ma può arrivare al 100% per i titoli di debito, a condizione che non siano subordinati o convertibili. Le imprese possono avvalersi di questo nuovo strumento per ‘supportare la crescita dimensionale e la patrimonializzazione delle imprese, migliorare la competitività e capitalizzazione, la sostenibilità ambientale, l’occupazione’ come recita la bozza del decreto in parola. Il punto dolens è rappresentato dalla tempistica in quanto le modalità operative sono legate ad uno o più decreto del Mef. Inoltre sarà necessario il via libera di Bruxelles che potrebbe arrivare insieme a nuove condizioni.

Le garanzie Sace legate al Temporary framework saranno prorogate fino a fine anno. Sarebbero dovute scadere a fine giugno ma il Governo ne ha deciso il prolungamento per ‘sopperire a esigenze di liquidità per le conseguenze negative’ derivanti dalla guerra in Ucraina ma anche per i rincari dei prezzi dei prodotti energetici. Al fine di ottenere queste garanzie le imprese devono dimostrare che al 31 gennaio non erano in difficoltà. Come anticipato, hanno una durata di 6 anni, con un preammortamanto non superiore a 36 mesi. L’importo del prestito garantito non potrà essere superiore al 15% del fatturato annuo totale medio degli ultimi tre esercizi o al 50% dei costi sostenuti per fonti energetiche nei 12 mesi precedenti la richiesta di finanziamento. La garanzia può arrivare al 90% del finanziamento, ma in questo caso viene previsto un concorso paritetico tra garante e garantito in caso di perdite per mancato rimborso del finanziamento. La garanzia al 90% è prevista per le imprese con fatturato fino a 1,5 miliardi di euro e fino a 5 mila dipendenti in Italia. La percentuale del finanziamento scende all’80% per le imprese con fatturato superiore a 1,5 miliardi ma entro 5 miliardi. Le realtà produttive con fatturati superiori a 5 miliardi possono fruire di una garanzia massima del 70%. Sono, però, previste deroghe: solo per le PMI, con prestiti fino a 6 anni, sono previste commissioni al rilascio delle garanzie di 25 punti base il primo anno che raddoppiano tra il secondo e il terzo, per arrivare a 100 punti base al quarto. I finanziamenti coperti dalle garanzie devono servire a sostenere i canoni di locazione, gli investimenti, i costi del personale e il capitale circolante.

Avvalendosi della deroga prevista dal Framework europeo, il decreto Aiuti viene in soccorso delle imprese agricole e della pesca prevedendo finanziamenti con copertura totale a carico dell’Ismea. Possono avvalersi della garanzia le piccole e medie imprese agricole e della pesca che abbiano subìto incrementi dei costi di energia, carburanti e materie prime in corso d’anno. Il provvedimento d’urgenza condiziona la copertura al 100% a patto che ‘i finanziamenti prevedano l’inizio del rimborso del capitale non prima di 24 mesi dall’erogazione e abbiano una durata fino a 120 mesi e un importo non superiore al 100% dell’ammontare complessivo degli stessi costi’.

Ugo Cacaci

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