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Le misure del decreto legge ‘Natale’ ed i ristori immediati



In ‘zona Cesarini’ è arrivato il decreto legge di Natale. Dopo tentennamenti, discussioni, marce indietro e polemiche il Consiglio dei ministri ha varato il provvedimento d’urgenza che disciplina le nuove restrizioni in occasione del Natale.

La decisione, sofferta, è arrivata dopo la consultazione con gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico che monitora quotidianamente l’andamento della pandemia il cui rallentamento sembra affievolito. Il premier vuole evitare che le feste natalizie diano impulso ad una nuova recrudescenza del Covid-19 che anche in questi giorni registra numeri importanti, soprattutto in termini di deceduti.

L’Esecutivo vuole arrivare al 7 gennaio con la curva del contagio sotto controllo affinché la riapertura della scuola in presenza avvenga in un clima di maggiore tranquillità ma è lo stesso premier Conte a dire che ‘la situazione rimane difficile. La divisione in zone ha funzionato, ma resta alta la preoccupazione. Il virus si lascia piegare ma non si fa sconfiggere. Bisogna evitare una impennata nel periodo natalizio per procedere con le riaperture a gennaio’.

La decisione di procedere a nuove strette è stata sofferta, ha ammesso il premier a tarda serata, e non è servita a placare le tensioni nella maggioranza. La ministra Teresa Bellanova (Italia Viva) ha criticato le misure pretendendo ristori al 100% per chi dovrà chiudere.

Il calendario dei provvedimenti è così articolato: dal 21 al 23 dicembre 2020 sarà vietato ogni spostamento tra Regioni. Sono previsti, poi, veri e propri lockdown per i festivi e prefestivi con chiusura pressoché totale delle attività economiche e della ristorazione nei giorni della zona ‘rossa’ ossia 24, 25, 26, 27 e 31 dicembre 2020 e poi 1, 2, 3, 5 e 6 gennaio 2021. Altre restrizioni, più blande, nei giorni ‘arancione’ ossia 28, 29 e 30 dicembre 2020 e 4 gennaio 2021. Il decreto contempla anche alcune piccole deroghe, come la possibilità di far visita a parenti e amici, ma massimo in due, senza conteggiare i minori di 14 anni e il via libera agli spostamenti tra i Comuni con meno di 5 mila abitanti. Dunque, nei dieci giorni di serrata (per zona rossa) negozi, bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie dovranno rimanere chiusi. Sarà consentita solo la ristorazione da asporto o con consegna a domicilio fino alle ore 22,00. Il divieto non riguarderà rivendite di generi alimentari e di prima necessità, edicole, farmacie, lavanderie, tabaccai, parrucchierie e barberie. Nei quattro giorni che compongono la zona arancione resta la sospensione delle attività dei servizi di ristorazione, ad esclusione, però, di catering e mense. Anche in questo caso resta consentita la ristorazione da asporto e le consegne a domicilio fino alle ore 22,00.

Tornando alle misure di ristoro il decreto stanzia 650 milioni di euro, nello specifico 455 milioni per il 2020 e 190 milioni per il 2021, a favore delle categorie economiche colpite dalle nuove disposizioni. Parliamo delle attività come bar e ristoranti, con partita Iva attiva al 19 dicembre 2020. A loro verrà riconosciuto un contributo a fondo perduto pari al 100% (con un massimo di 150mila euro) di quanto già percepito con il decreto Rilancio. L’indennizzo sarà dunque corrisposto a chi ha già ottenuto i rimborsi legati alle perdite di fatturato previsti dal decreto Rilancio. L’Agenzia delle Entrate provvederà automaticamente a disporre i ristori nei conti correnti dei soggetti beneficiari senza la necessità della preventiva istanza.

Il premier Conte ha aggiunto che ‘con il decreto Ristori di gennaio compenseremo le perdite anche degli altri operatori, interverremo anche con misure perequative per evitare ingiuste differenziazioni dei trattamenti. Il Parlamento sta rafforzando il regime degli interventi a favore delle categorie più esposte, ad esempio autonomi e partite Iva e sta completando l’esame della legge di Bilancio che comprende ulteriori interventi’.

Ugo Cacaci