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Web tax: gli Usa aprono ad un’intesa



Potrebbe arrivare entro l’estate l’intesa sulla web tax.
La svolta, rispetto al secco ‘no’ più volte espresso dall’amministrazione trumpiana, è arrivata in occasione della prima riunione sotta la presidenza italiana del G20, tenutasi l’altro ieri a Roma, con la partecipazione, in streaming, dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali.

Ad annunciare la novità è stato il neo ministro dell’Economia, Daniele Franco che, nel corso della conferenza stampa svoltasi dopo la sessione del G20, ha evidenziato il nuovo passo degli Stati Uniti sul raggiungimento di un accordo in merito alla tassazione dei giganti del web, accompagnato dall’introduzione di una tassa minima uguale per tutti i Paesi.

Il responsabile di via XX Settembre ha fatto riferimento alle parole espresse dalla segretaria del Tesoro Usa, Janet Yellen, sul rinnovato impegno dell’amministrazione americana nella ricerca di un accordo multilaterale in un contesto globale sulla web tax e sulla tassazione minima globale.
L’accordo potrebbe arrivare già a luglio, magari in occasione del terzo summit del G20, a Venezia.

Per l’Italia sarebbe un successo, avendo sempre spinto, insieme alla Francia, affinché si arrivi ad un’intesa condivisa, anche se nel 2020 ha varato una propria imposta sui servizi digitali. Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire ha definito ‘un passo avanti importante’ l’annuncio della segretaria al Tesoro americana, anticipando che ‘un accordo internazionale sulla tassazione dei colossi del digitale è a portata di mano’.

Da anni, infatti, si susseguono i negoziati per costringere i colossi del web a pagare le tasse nei Paesi dove sviluppano effettivamente i ricavi. Negoziati che nell’era Trump sono stati contrassegnati dalle minacce di ritorsioni (dazi sulle auto) nei confronti dell’Europa, qualora avesse perseguito il progetto di una tassazione globale delle big tech.

L’impegno di Yellen conferma l’intenzione degli Stati Uniti di cambiare rotta rispetto al passato e di far cadere il piano statunitense di ‘un porto sicuro’ per le multinazionali del web, avanzato dall’allora segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin. Il piano prevedeva la possibilità per le web company di scegliere il sistema di tassazione più favorevole.

La svolta che arriva dal G20 richiama la prima intesa in Consiglio Ue sulla proposta di direttiva sul ‘Public country by country reporting’ delle imposte pagate sulle multinazionali nata per contrastare i numerosi meccanismi elusivi sorti con il gioco di imposizioni fiscali di favore.

Come ha precisato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, la futura regolamentazione riguarderà tutte le multinazionali fissando aliquote minime in tutti i Paesi (global minimum tax) e regole sul meccanismo di ripartizione dei profitti delle società presenti nei diversi Stati.

Intanto, il decreto Milleproroghe ha differito il termine per il versamento dell’imposta sui servizi digitali ‘nostrana’ che dal 16 febbraio slitta al 16 marzo 2021. Rinviato, invece, al 30 aprile il termine di presentazione della relativa dichiarazione. A tal fine l’Agenzia delle Entrate, con il provvedimento del 25 gennaio, ha pubblicato il modello DST e le relative istruzioni che le imprese interessate potranno utilizzare avvalendosi di Entratel o Fisconline o rivolgendosi ad intermediari abilitati.

È bene ricordare che sono tenute a versare l’imposta sui servizi digitali le imprese che nell’anno precedente, ossia nel 2020, hanno registrato un fatturato sino a 750 milioni o hanno realizzato ricavi superiori a 5,5 milioni di euro da servizi digitali sul territorio italiano.

Ugo Cacaci