Decreto 231, società assolta se il colpevole è solo consulente
La Cassazione penale, con la sentenza n. 19096 depositata ieri, ha chiarito che non è sufficiente un semplice rapporto di consulenza intrattenuto dall’autore del reato con la società per fondare la responsabilità dell’ente sulla base del decreto 231. Indispensabile è la qualifica di dipendente. I giudici di legittimità hanno accolto il ricorso presentato da una Srl attiva nel settore dell’energia, sanzionata dalla corte di merito per aver tratto vantaggio dalle operazioni di sottrazione di prodotti petroliferi architettate da un’associazione criminale. Colpevolezza ascritta alla società in virtù del rapporto di consulenza che la legava a uno dei principali protagonisti dell’organizzazione. La Suprema corte prende le distanze dalle conclusioni della Corte d’appello che aveva confermato una parte delle misure a carico della società. La sentenza ricorda che per la responsabilità dell’ente, oltre al vantaggio tratto dal reato c’è anche l’esistenza di un rapporto qualificato tra l’ente e l’autore del delitto presupposto.