Più risorse e strategie personalizzate per un reintegro efficace
Il reinserimento sociale dei detenuti in Italia è ancora insufficiente, nonostante istruzione, formazione e lavoro siano fondamentali per ridurre la recidiva. Alessio Scandurra (Antigone) evidenzia la scarsità e disomogeneità dei progetti formativi e occupazionali nelle carceri. Il lavoro penitenziario è spesso poco qualificante, mentre esperienze reali restano limitate. Le cooperative sociali sono più efficaci rispetto ai privati, che incontrano ostacoli burocratici e logistici. Solo 250 detenuti su 62mila lavorano per imprese. Serve potenziare il lavoro da remoto, investire su formazione personalizzata e migliorare la sinergia tra carceri, scuola e non profit. L’istruzione resta uno strumento chiave, soprattutto per i giovani. Anche chi sconta pene alternative necessita di maggiore supporto: la legge Smuraglia è da aggiornare e servono incentivi per le aziende. Infine, è cruciale combattere i pregiudizi per offrire una vera seconda possibilità.