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Aiuti pubblici, Palazzo Chigi stoppa la norma del Mef sui controlli

Il tema è delicato. Da una parte c’è il ministero dell’Economia con il ministro Giorgetti che in prima persona si è esposto nel difendere il principio in base al quale chi riceve aiuti pubblici deve rendere conto del loro utilizzo. Dall’altra il ministro degli Esteri, Antonio Tajani che, di recente, ha ricordato di aver ‘impedito’ l’approvazione di ‘una norma ingiusta’ come quella originaria che aveva acceso la battaglia nel Governo. Il provvedimento prevedeva di spedire controllori del Mef in tutte le aziende o enti destinatarie di aiuti pubblici per almeno 100 mila euro. Il testo finale, dopo i ritocchi e le smussature, finito nella legge di Bilancio affida i controlli ai professionisti dei collegi sindacali facendo venir meno l’idea di dover reclutare migliaia di ispettori al Mef. A Palazzo Chigi il compito di varare un decreto che aveva il compito di individuare la soglia di aiuto che avrebbe fatto scattare le verifiche. Questo decreto non è mai arrivato. La premier ha chiesto a via XX Settembre di conoscere quanti siano gli enti e le società destinatarie degli aiuti.


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