La rinuncia alla Chiesa non basta per licenziare
Secondo l’Avvocato generale della Corte UE, Laila Medina, il licenziamento di una dipendente da parte di un’organizzazione cattolica per aver lasciato la Chiesa cattolica può costituire una discriminazione religiosa. Il caso riguarda un’associazione tedesca di donne cattoliche, che nel 2019 ha licenziato una consulente per la sua rinuncia alla fede. Sebbene i dipendenti non debbano essere cattolici, chi lo è deve rispettare specifici doveri di lealtà. Tuttavia, Medina ha concluso che la direttiva UE sulla parità di trattamento non giustifica il licenziamento, poiché l’attività della consulente non richiedeva l’appartenenza alla Chiesa né comportamenti contrari alla sua etica. Riconoscere il licenziamento come legittimo, ha affermato, equivarrebbe a escludere il rispetto delle regole UE dal controllo giudiziario, minando la tutela antidiscriminatoria.