Il carovita gonfia l’Irpef ma calano dell’1,4% le ritenute in busta paga
La manovra 2026 prevede un taglio dell’Irpef mirato sui ceti medi. Le trattenute su stipendi e pensioni, che costituiscono la parte principale del gettito, hanno registrato un calo nel 2025 per effetto della riduzione del cuneo fiscale e della riforma Irpef che ha ridotto le aliquote e ampliato le detrazioni. Nonostante ciò, l’Irpef è cresciuta negli ultimi anni, passando da 205,8 miliardi nel 2022 a 235,6 nel 2024, spinta da occupazione e rinnovi contrattuali, ma anche dal fiscal drag legato all’inflazione. Proprio quest’ultimo ha eroso il potere d’acquisto, motivo che spinge il Governo a intervenire di nuovo sulle aliquote, ipotizzando la riduzione dal 35 al 33% per la fascia 28-50 mila (forse 60 mila). Tuttavia, parte dei benefici rischia di compensare solo i ‘rincari nascosti’ derivanti dal mancato aggiornamento di agevolazioni e detrazioni, come quelle sugli affitti degli studenti o per i figli a carico.