Oro usato, reverse charge applicabile solo con prova rigorosa della fusione
La Corte di cassazione, con l’ordinanza n. 31536/2025 depositata ieri, ha cementato il principio secondo cui l’applicazione del regime di reverse charge nelle cessioni di oggetti preziosi usati è subordinato alla rigorosa dimostrazione, in capo al cedente, della effettiva destinazione a un processo di fusione perché l’inversione contabile rappresenta una disciplina di favore che, di fatto, trasla l’onere della prova sul soggetto cedente. L’ordinanza ha rigettato il ricorso di un contribuente compro oro, confermando l’illegittima applicazione del regime di inversione contabile, in luogo del regime del margine. Il caso trae origine da un avviso di accertamento con il quale le Entrate contestavano maggiori ricavi in relazione a cessioni nei confronti di una società specializzata nel recupero di metallo prezioso.