Esser solo prestanome non salva
La Suprema corte delimita responsabilità e obblighi di amministratori di diritto e di fatto. Con la sentenza n. 42236 del 2023 la Corte di cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’amministratore unico di una società, condannato insieme al proprio figlio (amministratore di fatto) per l’attività di gestione di rifiuti non autorizzata. L’essere prestanome non salva dalla condanna per reati ambientali e di salute e sicurezza sul lavoro. Anche l’amministratore di diritto, infatti, può rispondere di quanto commesso dall’amministratore di fatto di una società se omette il doveroso controllo sulle attività di quest’ultimo. La colpevolezza del prestanome, in questi casi, non si fonda su una responsabilità oggettiva ma sull’assunzione consapevole della carica di amministratore e sui conseguenti obblighi che gravano sulla stessa.