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Bancarotta neutralizzata

Con la sentenza n. 14421 dello scorso 9 aprile la Corte di cassazione, sezione penale, ha stabilito che dopo il fallimento della società non si può procedere alla condanna dell’imprenditore per bancarotta fraudolenta. Ciò quando l’imputato dimostra che i prelievi e i versamenti sui vari conti in banca dell’azienda sono in realtà partite di giro, con denaro spostato dove serve per ripianare sofferenze, ma senza alcuna distrazione delle somme dalle finalità aziendali. E, dunque, senza danni ai creditori e al più generale interesse alla corretta gestione commerciale: il patrimonio della società non risulta depauperato. L’accusa dal canto suo non dimostra che le somme versate sui conti correnti provengono da entrate in nero. 


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