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Lo Stato può punire il suicidio assistito

I giudici di Strasburgo si sono pronunciati in merito ad un ricorso presentato da un avvocato ungherese che affetto da sclerosi laterale avanzata rivendicava il suo diritto ad una morte dignitosa attraverso il suicidio assistito. Pratica che in Ungheria è considerata reato. Per il ricorrente si tratta di una discriminazione rispetto ai malati terminali che dipendono da macchine salva-vita o farmaci, i quali possono chiedere di interrompere i trattamenti. I giudici internazionali, nel negare la violazione dell’art. 14 della Cedu sul divieto di discriminazione, spostano l’attenzione sulle implicazioni sociali del suicidio assistito, potenzialmente ampie, oltre che sui rischi di errore e di abuso. La Corte evidenzia che nonostante la tendenza verso la sua legittimazione, la maggioranza dei Paesi membri Ue continua a proibire il suicidio medicalmente assistito e l’eutanasia. 


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