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Contratti collettivi, oltre un terzo è pirata Anagrafe unica al via

Allo scorso 22 novembre, presso l’archivio dello Cnel, risultavano depositati 933 contratti collettivi nazionali del lavoro. Il numero continua a crescere. In un solo anno si è registrato un incremento di 77 Ccnl, pari a +9%, in dieci anni la crescita è del 170%. Di questi, 353 contratti sono sottoscritti da associazioni datoriali e sindacali non rappresentati al Cnel, coprono pochissimi lavoratori (33mila), spesso presentano condizioni contrattuali peggiorative, con importi sotto i minimi dei contratti di riferimento che producono un danno economico ai dipendenti, penalizzando le aziende sane sul versante del dumping contrattuale. Nonostante il numero di contratti nazionali sia in crescita da diversi anni, la maggior parte dei lavoratori è concentrata su pochi Ccnl: i primi 54 coprono il 75% dei lavoratori, i restanti 879 meno applicati solo il 25% dei lavoratori. Per contrastare il dilagare di contratti ‘pirata’ diventa operativo il codice alfanumerico unico dei contratti collettivi nazionali di lavoro, istituito dalla legge 120/2020.


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