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Rischia il carcere chi non paga la pena pecuniaria

Il decreto legislativo di riforma del processo penale dà più spazio alle pene sostitutive e alla riscossione agevolata per quelle pecuniarie. Al sistema sanzionatorio è stata dedicata particolare attenzione. Oggi le persone che si trovano in esecuzione penale esterna sono di più di quelle che si trovano in carcere: 73 mila contro 55 mila. Ciò dimostra che il carcere non è l’unica pena. Con il decreto si introducono misure sostitutive delle pene detentive brevi per condanne fino a 4 anni, che saranno ora applicate dal giudice di cognizione al momento della chiusura del processo e non più in una fase successiva dal Tribunale di sorveglianza. Vengono soppresse le pene sostitutive meno utilizzate, quelle della libertà controllata e della semidetenzione. Sulle pene pecuniarie si affronta il nodo della risibile percentuale di riscossione. La riforma abbandona la farraginosa procedura del recupero crediti per adottare il modello diffuso in Germania, Francia e Spagna: non è lo Stato a dover cercare il condannato per recuperare il credito derivante dalla multa, ma è il condannato, su intimazione del pm, a dover pagare entro 90 giorni dalla notifica dell’ordine di esecuzione della pena.


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