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Tribunali. Pochi negli uffici, a casa senza accessi Rebus dei processi in aula e a distanza

Gli avvocati, civili e penali, protestano perché di fatto l’attività nelle aule di giustizia è ripresa solo a singhiozzo. A complicare le cose anche i protocolli che dovevano servire a gestire l’organizzazione. Anche lo smart working per evitare gli assembramenti in ufficio non ha avuto l’efficacia sperata perché i cancellieri, nonostante le richieste reiterate al ministero dai capi degli Uffici giudiziari di tutto il Paese, non hanno accesso ai registri di cognizione civile e penale, con il risultato che si è già determinato un forte accumulo e vari ritardi. Non aiuta anche lo schizofrenico pendolo legislativo sul processo telematico a distanza: prima, nella fase di chiusura totale, è stato introdotto come unica possibilità di fare almeno le convalide degli arresti e le direttissime; poi un emendamento del governo ha esteso il remoto persino alle più delicate istruttorie; e, a distanza di 8 giorni, il contropartito degli avvocati si è fatto fare un opposto decreto legge assai limitante fuori dai casi di consenso. Pesano anche gli ostacoli pratici. I giudici segnalano problemi di continuità della connessione Teams.


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